Continuiamo con il racconto "Il fuoco"
Tremilacinquecento anni fa una popolazione chiamata Artical del nord della Siberia trovò il fuoco eterno, un’ energia che permette di riscaldare il terreno circostante. Il Signore dei ghiacci, però , non voleva che il territorio fosse caldo, quindi invase la città con i sui orchi dei ghiacci. La città degli Artical tentò di difendersi con lo scettro dei ratti, un bastone magico con un topo scolpito ad un’estremità in grado di evocare topi soldato e ratti golem che combatterono per difendere il villaggio, ma l’orda dei ghiacci vinse comunque perchè il Signore dei Ghiacci riuscì ad evocare una tempesta di neve. Mentre la tormenta distruggeva tutto, lo scettro venne colpito da un fulmine verde che lo fece cadere a terra facendo sbucare cinque ratti golen che trovandosi senza una guida distrussero la città insieme ai “pelleverde”. La città venne distrutta e saccheggiata dagli orchi e il Signore disattivò il Fuoco eterno. Mentre se ne andava il Signore chiuse la mano e tutta la città si ghiacciò insieme alle poche persone sopravvissute e quando la riaprì tutto ciò che non era stato distrutto venne travolto da un’esplosione di ghiaccio. Tremilacinquecento anni dopo nello stesso luogo una ditta installò una grande centrale nucleare, che causò lo scioglimento dei ghiacci in una vasta zona. I possessori della centrale videro che a poche centinaia di metri c’erano dei resti di un’ antica civiltà, all’ora ingaggiarono degli archeologi, tra cui Vittorio Veltri , che si porta dietro suo figlio Giorgio Veltri. Giorgio è un bambino di tredici anni, alto, castano, occhi neri, perspicace, egoista, sempre pronto a sfuggire alle richieste del padre. Un giorno il padre trovò lo scettro e lo mostrò a suo figlio dicendogli:“Guarda qua, tutto distrutto tutto tranne questo, però non ha valore!Visto che anche i miei colleghi non riescono a capire cosa sia vuoi provarci tu?” Il bambino accettò, poco dopo gli archeologi trovarono delle immagini incise di topi strani con sotto delle scritte indecifrabili, il ragazzo prese matita e carta e copiò le immagini. Giocando con il bastone e scuotendolo pensando ai ratti guerrieri incisi sulla parete Giorgi attivò lo scettro: dal terreno davanti a lui spuntarono venti ratti guerrieri. Giorgio non poté credere ai suoi occhi quei ratti lo fissavano con occhi di fuoco. Questi erano alti 1,40,pelosi,armati con scudo e lancia,appena il bambino indietreggiò con lo scettro,i ratti scomparvero. Data la stranezza del fatto,Giorgio decise di non parlarne a suo padre. Qualche giorno dopo, gli archeologi tornano alle incisioni e notano che assomigliano ad un mix di lettere di altre popolazioni nordiche. Il Signore dei ghiacci notando il cambiamento di temperatura si svegliò dal suo stato d’ ibernamento e attaccò la centrale. Durante il combattimento Giorgio vedendo gli orchi si spaventò e per difendersi usò lo scettro per sbaglio evocò tre ratti guerrieri che distrussero quella marmaglia d’ orchi. Decifrando le iscrizioni leggono:-“giuriamo vendetta” Tre giorni dopo il bambino guidato dallo spirito del Dio Topo fino al castello del Signore dei Ghiacci. Sempre guidato dallo spirito dei topi guarirei che sconfissero le guardie. Guidato al cospetto del Signore, Giorgi riuscì ad evocare il grande Ragnarok, un topo alto 2 m, con gambe e corna da cervo, che brandisce una spada magica, il Ragnarok era la rincarnazione del grande Dio Topo! Il signore evocò una tempesta di ghiaccio e lo congelò, poi, pregustando la vittoria, guardò la bestia con aria soddisfatta, però ad un certo punto il Ragnarok riuscì a liberarsi e alzò la spada indicando con un dito il punto in cui si trovava il Signore e il pavimento esplose sotto i piedi del Signore dei Ghiacci, poi caricò il suo nemico distruggendo i muri di ghiaccio con cui questo tentava di proteggersi. Al termine della lotta, per non essere completamente annientato il Signore dei ghiacci fu costretto a fuggire ancora più a nord dove potè finalmente tornare nello stato di ibernazione. Passato il pericolo tutte le evocazioni scomparvero, ma Giorgio conservò il bastone per ogni evenienza.
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